Si considera inflazionario creare credito interno, ma non prendere in prestito all’estero in valuta forte, sulla logica speciosa che i banchieri stranieri non prestano denaro a fini rischiosi o improduttivi.
La realtà è che non è più inflazionistico per i governi creare il proprio credito rispetto a lasciarlo a banchieri del settore privato.

Infatti, il credito pubblico tende (se non corrotto) ad essere creato per scopi sociali a lungo termine volti ad accrescere lo standard di vita ed a promuovere l’occupazione.
Il settore finanziario sostiene che è bene che le banche centrali siano “Indipendenti” e non rispondano ai governi eletti e quindi agli elettori. In pratica, l’indipendenza della banca centrale si rivela essere un eufemismo per dipendenza dal consenso di Washington, il cui controllo sugli affari fiscali e monetari prescrive politiche autodistruttive che ricompensano i creditori a spese dei debitori, permettendo solo agli Stati Uniti di eseguire grandi e cronici deficit di bilancio.

La strada che conduce a un nuovo ordine economico post-Rentier

Non è difficile vedere ciò che è necessario per contrastare gli effetti della polarizzazione delle riforme neoliberiste di oggi. Per un miglior ordine globale sarebbe necessario fornire credito del governo per finanziare il disavanzo di bilancio al fine di stimolare gli investimenti e l’occupazione; considerare i debiti internazionali valuta nazionale e rendere il servizio del debito subordinato alla capacità di pagare, come i Piani Daves e Young hanno fatto per le riparazioni tedesche nel 1920; e spostare l’onere fiscale dal lavoro e dell’industria su terreni, risorse del sottosuolo e monopoli. Per realizzare un tale ordine mondiale, è necessario creare nuove istituzioni internazionali la cui filosofia di sviluppo  sostituirebbe quella del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e dell’ ITO (International Trade Organization).

Il credito del governo per finanziare i deficit di bilancio volto a stimolare economie di investimento e di occupazione non richiede cambi di valuta e risparmi per pagare il lavoro e altri fattori interni di produzione.
Non vi è alcun motivo per i governi di non fare ciò che gli Stati Uniti avevano sempre fatto – utilizzare i deficit di bilancio per sostenere la domanda di mercato nazionale ad un tasso che mantiene il pieno utilizzo della manodopera. Anche se i monetaristi sostengono che il credito del governo è intrinsecamente inflazionistico, non vi è alcun motivo per cui il credito del governo dovrebbe essere più inflazionistico del credito privato. Infatti, il credito pubblico sotto un regime democratico tende ad essere speso in modi che sono favorevoli all’ innalzamento a lungo termine del livello di vita, mentre le banche preferiscono
finanziare bolle immobiliari e l’acquisto di beni immobili o di altre attività già in atto.

La denominazione di debiti internazionali in valuta nazionale.

La maggior parte dei paesi possono trarre vantaggio dalla tecnologia di importazione e di beni di produzione, ma l’esperienza del passato mezzo secolo con la dipendenza dal debito (eufemisticamente definita “flussi di risorse”) ha dimostrato che tale prestito dovrebbe essere fatto solo nella loro valuta nazionale, poiche’ solo cosi’ il suo valore rimane sotto il loro controllo. Se l’autodeterminazione è auspicabile e anzi, parte della definizione politica degli Stati sovrani, ne consegue che quella valuta e il controllo del debito sono una condizione sine qua non. Questo richiede che la dollarizzazione debba essere sostituita con debiti espressi in valuta nazionale.
L’obiettivo è quello di creare una forma di equilibrio economico che promuova
lo sviluppo piuttosto che essere di carattere meramente redistributivo.
L’ ortodossia economica di oggi definisce “equilibrio” il tasso al quale i debitori hanno bisogno di vendere i loro beni per pagare i creditori (vale a dire le esigenze degli obbligazionisti dell’ Argentina dal 2002).

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