Zygmunt Bauman: “Strangers at Our Door”

Zygmunt Bauman: “Strangers at Our Door”

Come Robert Winder ha osservato argutamente nella prefazione alla seconda
edizione del suo libro, ‘Possiamo spostare la nostra sedia sulla spiaggia finche’ vogliamo, e lamentarci delle onde in arrivo, ma la marea non ci ascoltera’, né
il mare si ritirera’.
La costruzione di pareti per fermare migranti fuori dal ‘cortile di casa nostra’ e’ comicamente simile alla storia dell’ antico filosofo Diogene il quale faceva rotolare la botte nella quale viveva lungo le strade della sua città natale Sinope. Alla domanda circa i motivi del suo strano comportamento, rispose che, vedendo i suoi vicini occupati a barricare le porte e affilare le spade, voleva dare il suo contributo alla difesa della città perche’ non fosse conquistata dalle truppe in avvicinamento di Alessandro il Macedone.

Paul Mason: “PostCapitalism: A Guide to Our Future”

Paul Mason: “PostCapitalism: A Guide to Our Future”

A Pechino, Washington e Bruxelles, nei prossimi cinque anni i vecchi governanti con probabilita’ cercheranno di fare un ultimo tentativo per far funzionare il vecchio sistema. Ma più andiamo avanti senza dichiarare la fine del neoliberismo, più le sue crisi contingenti inizieranno a scontrarsi e a fondersi con le strategie che ho qui delineato. Di per sé, l’ascesa dell’ info-capitalismo avrebbe offerto una serie di risultati. Si potrebbe solo  immaginare una stagnazione dell’ economia occidentale tenuta in vita dal debito alto, dai salvataggi delle banche e dalla stampa di denaro, se non fosse per la crisi demografica. Si potrebbe – a prescindere dai cambiamenti climatici – immaginare un percorso postcapitalista di transizione guidato dal graduale, spontaneo aumento degli scambi non di mercato e della produzione paritaria a fianco di un sistema vacillante sotto le sue contraddizioni interne. Più Wikipedie, più Linux, farmaci generici e scienza pubblica, l’adozione graduale delle forme di lavoro basate sull’ Open Source – e forse un cordolo legislativo sugli info-monopoli. Questo è lo scenario del post-capitalismo: una buona idea, attuata in un ambiente privo di crisi, ad un ritmo determinato da noi stessi. Ma gli shock esterni richiedono un’ azione centralizzata, strategica e veloce.
Solo lo Stato, e gli stati che agiscono insieme, sono in grado di organizzare una tale azione. L’ importanza del target sul clima e la chiarezza delle modalità tecniche di risposta ad esso implicano l’ incremento della pianificazione e delle proprieta’ dello Stato al di la’ delle aspettative e della volonta’. La possibilità di un mondo in cui il 60 per cento degli stati vanno in bancarotta a causa del costo dell’ invecchiamento della popolazione significa che abbiamo bisogno di soluzioni strutturali, non finanziarie.

Thomas Piketty: “Chronicles: On Our Troubled Times”

Thomas Piketty: “Chronicles: On Our Troubled Times”

“Cerchiamo di essere chiari: fintanto che condividiamo la stessa moneta, è del tutto giustificato coordinare il livello di deficit, così come l’orientamento generale delle nostre politiche economiche e sociali. Ma in poche parole, queste scelte comuni devono essere fatte in modo democratico, in piena luce, a seguito di un dibattito pubblico e pluralista, e non mediante l’applicazione di regole meccaniche e sanzioni automatiche che, dal 2011-12, hanno portato a una rapida riduzione del disavanzo e una recessione generalizzata nella zona euro. Il risultato è stato un’esplosione della disoccupazione, che è scesa ovunque (negli Stati Uniti, così come nei paesi europei al di fuori della zona euro), e i debiti pubblici sono aumentati, l’opposto dell’obiettivo proclamato. La scelta del deficit e dei livelli di investimento pubblico è una decisione politica che deve adattarsi rapidamente alla situazione economica. Deve essere frutto di una decisione democratica, nel quadro di un parlamento della zona euro in cui ogni parlamento nazionale dovrebbe essere rappresentato in proporzione alla popolazione di ogni paese, né più né meno”.