Ribellione e rivolta mettono in moto non solo un rifiuto, ma anche un processo creativo. Ribaltando e invertendo le soggettività impoverite della societa’ capitalistica contemporanea si scoprono alcune delle basi reali del nostro potere per l’azione sociale e politica. Un debito più profondo viene creato come un legame sociale in cui non c’è nessun creditore. Si originano nuove verità attraverso l’interazione di singolarità combinate. Coloro che non sono più vincolati dalla paura forgiano una vera sicurezza. E quelli che rifiutano di essere rappresentati scoprono il potere della partecipazione politica democratica. Quei quattro attributi soggettivi, ognuno caratterizzato da un nuovo potere derivato dalle rivolte e dalle ribellioni, insieme definiscono la persona comune.

Nell’ Inghilterra medievale, la gente comune formava uno dei tre stati dell’ordine sociale: coloro che combattono (la nobiltà), quelli che pregano (clero), e coloro che lavorano (la gente comune).
L’uso moderno della lingua inglese in Gran Bretagna e altrove ha conservato il significato del termine commoner per designare una persona senza rango o posizione sociale, un uomo o una donna qualunque.
Il termine commoner, come intendiamo qui deve preservare il carattere produttivo che risale all’ Inghilterra medievale, mentre continuando: la gente comune non e’ solo comune per il fatto che lavora, ma, piuttosto e più
importante, perché lavora in comune. Abbiamo bisogno di comprendere il termine commoner, in altre parole, come la denominazione di altre occupazioni, come fornaio, tessitore, e mugnaio. Proprio come un panettiere cuoce, un tessitore tesse, e un mugnaio macina, allo stesso modo un commoner produce “beni comuni”.

Una coalizione implica che i vari gruppi mantengano le loro identità e anche le loro strutture organizzative distinte, mentre costituiscono un’ alleanza tattica o strategica. L’alleanza del “common” è completamente diversa.
Mettere in comune non comporta, ovviamente, immaginare che le identità possano essere annullate in modo tale che tutti scoprano di essere fondamentalmente equivalenti. No, il comune non ha nulla a che fare con l’identità. Invece, nella lotta, diversi gruppi sociali interagiscono come singolarità e sono illuminati, ispirati e trasformati dallo scambio con gli altri. Parlano tra di loro su frequenze minori, che la gente al di fuori della lotta spesso non può sentire o capire.

Mentre sono saldamente radicati nella loro condizioni locali specifiche, hanno preso in prestito pratiche gli uni dagli altri e le hanno trasformate durante il processo; hanno adottato gli slogan gli uni degli altri dando loro nuovi significati; e più importante, si sono riconosciuti come parte di un progetto comune. Il compito politico dell’uomo comune è ottenuto attraverso questi tipi di scambi e trasformazioni di singolarità in lotta sociale.
Alcuni dei pensatori ed organizzatori politici più tradizionalisti della sinistra sono scontenti o, almeno, diffidenti nei confronti delle lotte del 2011.
“Le strade sono piene, ma le chiese sono vuote”, hanno detto. Le chiese sono vuote nel senso che, sebbene ci sia un sacco di lotta in questi movimenti, c’è poca ideologia o leadership politica centralizzata. Finché c’è una parte politica e un’ ideologia che dirige i conflitti di strada, il ragionamento fila, e così finché le chiese sono piene, non ci sarà rivoluzione.
Ma è esattamente il contrario! Abbiamo bisogno di svuotare le chiese della sinistra ancora di più, e sbarrare loro le porte, e distruggerli!

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