Il problema è che i confini creano artificialmente salari diversi, pool di lavoro, regolamenti ambientali, tasse e condizioni di lavoro.
Anche se gli attuali presidenti americani volessero emanare regolamenti radicali,
non hanno la stessa abilità che Roosevelt dimostrò affrontando il problema economico, perché le aziende e i lavoratori non sono più completamente sotto
l’autorità di regolamentazione degli Stati Uniti. Mentre le aziende sono in grado di operare in molti paesi per trarre vantaggio da queste differenze, i lavoratori sono
di solito contenuti da questi confini e i regolatori non sono in grado di far rispettare regole al di fuori della loro giurisdizione. Il problema attraversa i confini, ma  le soluzioni sono contenute da essi. Dalla prospettiva del libero mercato della Chicago School, la crisi dell’economia americana nell’era post-1970 non era il risultato della concorrenza di produttori stranieri; il problema era che
l’interferenza del governo nell’economia aveva paralizzato le compagnie statunitensi con regolamenti onerosi e alti salari che le rendevano non competitive.
La soluzione, sostengono, è di rimuovere quei regolamenti e protezioni del lavoro
al fine di liberare le corporazioni statunitensi per produrre beni e servizi in modo più efficiente a costi inferiori. Ciò consentirebbe loro di competere con produttori stranieri con minori costi di produzione e di manodopera. Ciò che la scuola di Chicago trascura è che il sistema di stati confinati è di per sé un limite artificiale
sui mercati perché contiene il movimento dei lavoratori. I keynesiani mettono in discussione i costi sociali e morali di una corsa al ribasso sui salari, le condizioni di lavoro e le condizioni ambientali. Se il problema è la discontinuità dei regolamenti, perché non alzare gli standard ovunque?
gli accordi commerciali liberi hanno probabilmente un senso se sono accompagnati dal libero movimento delle persone. La limitazione del movimento dei lavoratori crea salari artificialmente bassi. Se i lavoratori potessero muoversi, i salari si stabilizzerebbero tra l’alto salario negli Stati Uniti e il basso salario altrove. Ciò consentirebbe all’economia di produrre beni in base al valore reale del
lavoro, senza un basso salario sussidiario prodotto artificialmente dai confini.
Non è ancora chiaro se funziona meglio su scala globale il modello economico della scuola keynesiana o di Chicago, perché nessuno dei due è in vigore. Invece, l’economia è stata ostacolata da barriere artificiali: i confini politici che contengono lavoro e regolatori ma non capitali.

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