In realtà, l’esempio più drammatico di queste “distorsioni di mercato” a cui posso pensare – e che sospetto non sia mai nemmeno stato insegnato nei corsi di economia – riguarda il motivo per cui gli Stati Uniti hanno avuto  prima di tutto una rivoluzione industriale. Ricorda, la rivoluzione industriale è stata alimentata dai tessuti, il che significa una merce: il cotone. E il cotone costava poco, era di fondamentale importanza. Bene, perché il cotone era a buon mercato? Era a causa delle forze del mercato? No. Il cotone era economico perché avevano sterminato la popolazione nativa e importato degli schiavi: ecco perché il cotone era economico. Genocidio e schiavitù: cerca di immaginare una più grave distorsione del mercato. Anche altri paesi che avevano le proprie risorse di cotone cercarono di iniziare una rivoluzione industriale, ma non riuscirono ad arrivare molto lontano, perché l’Inghilterra aveva più armi da fuoco e le fermò con la forza. L’Egitto, per esempio, aveva le sue risorse di cotone e iniziò una rivoluzione industriale all’incirca nello stesso periodo degli Stati Uniti, intorno al 1820, ma gli inglesi non avrebbero tollerato una situazione economica concorrente nel Mediterraneo orientale, così lo fermarono con la forza. Ok, nessuna rivoluzione industriale in Egitto. La stessa cosa accadde anche con il primo “esperimento” britannico basato su queste idee, in quello che fu chiamato Bengala, in India. Infatti, il Bengala è stato uno dei primi posti colonizzati nel diciottesimo secolo, e quando Robert Clive [il conquistatore britannico] per primo arrivò in quel luogo, lo descrisse come un paradiso: Dacca, disse, è proprio come Londra, e in effetti la chiamavano “la Manchester dell’India”.
Era ricco e popoloso, c’era cotone di alta qualità, agricoltura, industria avanzata, un sacco di risorse, iuta, ogni sorta di cose – era di fatto paragonabile all’Inghilterra come livello di produzione, e davvero guardato come se stesse per decollare. Bene, guardalo oggi: Dacca, “la Manchester dell’India”, è la capitale del Bangladesh, il simbolo assoluto del disastro. E questo perché gli inglesi hanno spogliato e distrutto il paese, con l’equivalente di ciò che oggi chiameremmo “aggiustamento strutturale” [es. politiche economiche della Banca mondiale e del Fondo Monetario Internazionale che espone le economie del Terzo mondo al controllo e alla penetrazione straniera].
In effetti, l’India in generale era un vero concorrente dell’Inghilterra: fino al 1820, gli inglesi stavano imparando tecniche avanzate di fabbricazione dell’acciaio lì, l’India stava costruendo navi per la marina britannica al periodo delle guerre napoleoniche [1803-1815], avevano una sviluppata industria tessile, produceva più ferro di tutta l’Europa intera, quindi gli inglesi procedettero alla deindustrializzazione del paese con la forza e lo trasformarono in una società rurale impoverita. Possiamo chiamarla competizione nel “mercato libero”?

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