Mentre negli Stati Uniti massicci salvataggi pubblici potrebbero scongiurare il crollo delle banche insolventi, compagnie di assicurazione e multinazionali, e la stampa di denaro da parte della Federal Reserve potrebbe controllare la contrazione della domanda, due barriere hanno bloccato qualsiasi risoluzione temporanea nella zona euro.

Lì, non solo lo statuto della BCE, sancito dal trattato di Maastricht, ha espressamente vietato di comprare il debito degli Stati membri, ma non c’era quella Schickalgemeinshaft – la “comunità del destino” della nazione weberiana – per legare governanti e governati insieme in un ordine politico comune, in cui i primi pagheranno un prezzo pesante per avere ignorato del tutto i bisogni esistenziali di questi ultimi. Nel simulacro europeo del federalismo, non poteva essere garantita l’ “unione attraverso il trasferimento del surplus” secondo l’esempio americano. Quando la crisi colpisce, la coesione della zona euro potrebbe verificarsi solo non a scapito delle classi sociali piu’ deboli, ma attraverso una presa di posizione politica – il rafforzamento della Germania, alla testa di un blocco di piccoli stati del nord, di programmi di austerita’ draconiane, impensabili per i propri cittadini, nella periferia del sud, che non è più in grado di recuperare in modo competitivo a causa della svalutazione.

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