C’è stato un tempo in cui il danno ambientale che abbiamo prodotto è rimasto
in qualche modo localizzato, confinato in luoghi specifici. Quel tempo è passato. Oggi, aree non industriali, come ad esempio la Groenlandia e l’Antartide, soffrono dell’inquinamento industriale generato negli Stati Uniti e in Russia, per
citare due paesi. Il danno prodotto in siti particolari ora e’ in aumento, a causa dalla vastità della distruzione, e diventa un problema planetario che ci si ritorce contro colpendo anche quei luoghi che non hanno partecipato al danno. I gas serra (tra cui il biossido di carbonio, il metano, l’ossido di azoto e particolati come il carbonio nero) sono le cause principali del cambiamento climatico. Diverse misurazioni arrivano a una stima che umano l’attività ha generato 350 miliardi di tonnellate di carbonio dal 1959; 55 per cento di questo è stata presa dagli oceani e la terra, e il resto è stato lasciato nell’atmosfera. Nel solo 2009, le emissioni di biossido di carbonio globale sono state pari a 30 miliardi di tonnellate. Entro il 2011, le emissioni annuali sono aumentate del 5,3 per cento cioe’ 31,6 miliardi di tonnellate. E con l’inizio del 2013, il livello di anidride carbonica nell’atmosfera ha superato il livello critico di 400 parti per milione.
Si tratta di un livello mai visto sulla terra sin dal Pliocene 3 milioni di anni fa.

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