Nel 1980, l’intellettuale francese André Gorz ha annunciato che la classe operaia era morta. Permanentemente scissa come gruppo sociale e culturalmente diseredata, il suo ruolo come agente di progresso sociale era finito.

Questo e’ stato un grande errore. Tra allora e adesso la forza lavoro globale è raddoppiata in termini di dimensioni. L’ Offshoring, la globalizzazione e l’ ingresso dei paesi ex-comunisti nel mercato mondiale, hanno spinto il numero di lavoratori salariati al di sopra del 3 miliardi.
In questo processo è cambiato il significato di lavoratore. Per circa 150 anni, la parola ‘proletariato’ ha significato una forza lavoro manuale composta da individui prevalentemente bianchi, maschi, allocati nel mondo sviluppato. Nel corso degli ultimi trenta anni è diventata manodopera multicolore, di maggioranza femminile, concentrata nel sud del mondo. Eppure, in un certo senso Gorz aveva ragione. Negli stessi trent’ anni abbiamo visto una traslazione nel sindacato d’appartenenza, il declino del potere contrattuale del lavoro nei paesi sviluppati del mondo e una caduta dei salari in percentuale del PIL. Questa è la causa ultima del problema lamentato da Thomas Piketty: l’incapacità dei lavoratori di difendere la loro quota del prodotto totale, e l’aumento delle disuguaglianze.

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