L’espansionismo aggressivo dei parametri finanziari di efficienza contro la logica della produzione contadina emerge più chiaramente in relazione al fenomeno del “land grabbing” (accaparramento della terra). L’accaparramento di terre e’ semplicemente l’acquisizione su larga scala di terreni agricoli in varie aree del mondo in via di sviluppo, dall’Africa all’ Ucraina. I responsabili di esso sono, in gran parte, una conseguenza dell’ economizzazione complessiva del sistema alimentare:
(1) la crisi mondiale dei prezzi alimentari 2007-2008, che ha spinto molti governi a dare disposizioni per un mondo di prezzi dei prodotti alimentari sempre più volatili.

(2) un aumento della domanda di biocarburanti, a causa del progressivo esaurimento dei combustibili fossili.

(3) l’incertezza collegata ai cambiamenti climatici, ai quali l’agricoltura “tecnificata” ha contribuito.

Come parte del ciclo di “feedback positivo” che colpisce attualmente il rapporto tra il sistema economico sotto la morsa delle pressioni finanziarie e il suo ambiente extra-economico, questi sintomi hanno portato ad un disciplina sempre più aggressiva di quest’ultimo, con il pretesto di un’ ulteriore stretta in materia di agricoltura. Il miglior esempio di questo e’ proprio l’accaparramento della terra. Qui, infatti, è dove la riconfigurazione della coproduzione dopo motivi economici si gira verso l’elemento base della produzione agricola – la terra – e lo isola, al fine di includerlo in diversi assemblaggi dai quali l’estrazione duratura del profitto finanziario può essere sostenuta. Questo può andare per quanto riguarda l’acquisizione di terreni puramente allo scopo di beneficiare degli aumenti dei prezzi, trattando esplicitamente come un altro asset finanziario per il quale si prevede una forte domanda (a causa del degrado delle risorse del pianeta) e che sia in grado di fornire un riparo contro l’inflazione.

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