Dopo il salvataggio della banche il neoliberismo è, in tutti i sensi, stato screditato. Questo non vuol dire che il neoliberismo sia scomparso durante la notte; al contrario, le sue ipotesi continuano a dominare l’economia politica, ma lo fanno ora non più come parte di un progetto ideologico che ha uno slancio fiducioso,
ma come strascichi inerziali, mai sopiti. Ora possiamo vedere che, mentre il neoliberismo era necessariamente realista capitalista, il realismo capitalista non abbisogna necessariamente di essere neoliberale. Per salvare se stesso, il capitalismo potrebbe tornare a un modello di socialdemocrazia o a un autoritarismo del tipo “Children of Men”. Senza un’alternativa credibile e coerente al capitalismo, il realismo capitalista continuerà a governare l’inconscio politico- economico.

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Ciò di cui sentiamo il bisogno è una nuova lotta sul lavoro e chi lo controlla; un’ affermazione dell’autonomia dei lavoratori (opposta al controllo da parte della gestione) insieme al rifiuto di certi tipi di lavoro (come l’auditing eccessivo che è diventata una caratteristica così centrale del lavoro nel post-fordismo). Questa è una lotta che può essere vinta, ma solo se si coalizza un nuovo soggetto politico;
se le vecchie strutture (come i sindacati del commercio) saranno in grado di coltivare quella soggettività, o se ciò comporterà la formazione di organizzazioni politiche completamente nuove è una domanda aperta. Nuove forme di azione industriale devono essere istituite contro il managerialismo.

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