Questo dominio dell’ideologia politica neoliberale è stato messo in discussione più recentemente da alcuni accademici europei, che hanno suggerito che sia l’approccio socialdemocratico che quello neoliberale alla politica di welfare
potrebbero essere migliorati, e persino sostituiti, con un focus sul benessere
come forma di investimento sociale – il passaggio a ciò che a volte è chiamato
“Stato di investimento sociale” (Morel et al, 2012). Nello stato di investimento sociale il sostegno al welfare ‘passivo’ del vecchio stato sociale, basato sui diritti sociali di Marshall è sostituito da un focus sul ruolo “attivo” che i servizi e i sussidi di assistenza sociale possono svolgere a sostegno del sociale e in generale dello sviluppo economico. Ad esempio, si sostiene che l’educazione sia un investimento nel capitale umano, in particolare nell’equipaggiare le generazioni future in vista dell’occupazione in un mercato del lavoro sempre più basato sulle competenze; la cura dei bambini è vista come sostegno alle famiglie per rimanere attive nel mercato del lavoro; e il sostegno alla sicurezza sociale è collegato all’aiuto ai lavoratori disoccupati per apprendere nuove competenze e acquisire esperienze nel mercato del lavoro attraverso il supporto all’occupazione e schemi di attivazione. Lo stato di investimento sociale sfida anche la visione neoliberale della spesa per il welfare come “sfogo” sullo sviluppo dei mercati capitalistici. Attraverso investimenti in capitale umano, incoraggiando e sostenendo i disoccupati a tornare al mercato del lavoro e, naturalmente, mantenendo una popolazione sana e in forma, l’investimento nel benessere sta effettivamente sostenendo la crescita economica, non inibendola.

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