Qui sta il profondo dilemma dell’élite politica e intellettuale cinese: un enigma intrappolato tra interessi nazionali e transnazionali. Sono difensori dello stato cinese perché solo lo stato cinese può fornire loro le basi della loro stessa esistenza. D’altra parte, vogliono unirsi al capitale globale ed essere parte del sistema transnazionale. L’Occidente li accetterà se agiranno come dissidenti contro lo stato cinese. Per l’élite politica e intellettuale occidentale il dilemma è ancora più inquietante, anche se non c’è contraddizione tra i loro interessi nazionali e transnazionali. Da un lato, vorrebbero che le loro società transnazionali traessero profitti dal mercato cinese e speravano persino di incorporare i cinesi nel loro sistema. Ciò è dimostrato dal fatto che “Oltre il 50 percento delle esportazioni cinesi è prodotto da fabbriche finanziate dall’estero. Le imprese straniere rappresentano il 70 percento delle esportazioni di alta tecnologia ”(McGregor 2017). D’altra parte, temono che i cinesi avrebbero sovraperformato i loro capitali transnazionali perché c’è “ora la vera minaccia: il tecno-nazionalismo cinese” (McGregor 2017). La loro paura diventa più acuta quando vedono che l’Altro gestito dai comunisti minaccia l’altura morale della loro concettualizzazione del mondo perché il capitalismo autoritario cinese è incompatibile con il sistema esistente (McGregor 2017). A parte la spaventosa retorica della Guerra Fredda, i media non sembrano avere la capacità di vedere che a lungo termine è tutto per l’interesse del capitale, che ha un solo colore: il profitto. I capitalisti cinesi, comunisti o no, fanno parte del capitale globale. In che altro modo si può spiegare il fatto che politici conservatori anticomunisti fermamente dichiarati, come quelli del Partito liberale australiano, accettano lavori ben pagati in aziende che hanno legami con il PCC, se è vero? L’esistenza stessa del sistema politico occidentale è di servire l’interesse del capitalismo, sempre più di natura transnazionale; da qui le porte girevoli delle industrie da politiche a private, appuntamenti comodi e posizioni influenti per amici politici. Ad esempio, la gigantesca società mineraria BHP è una società australiana? I capitalisti di origine cinese stanno solo cercando di copiare la pratica della corruzione politica istituzionalizzata e legittimata sotto forma di donazioni politiche e pressioni per i loro interessi commerciali.

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