Nel 1982, l’economista italiano Tommaso Padoa-Schioppa, direttore degli affari economici della Commissione europea, pubblicò un documento che rilanciava la tesi della creazione di una moneta paneuropea. Scrisse in uno spirito di frustrazione, turbato da una rinascita del nazionalismo. Padoa-Schioppa ha scritto che il Sistema Monetario Europeo (SME), come il sistema di Bretton Woods, era intrinsecamente imperfetto e sostanzialmente per le stesse ragioni. Non era abbastanza flessibile per sopravvivere ai cambiamenti nelle relazioni economiche tra le principali nazioni partecipanti, né era abbastanza rigido per forzare cambiamenti nelle loro politiche interne. E la pressione sul sistema stava per aumentare, perché i membri dello SME stavano eliminando i controlli sui capitali, consentendo il libero flusso degli investimenti. Il movimento di denaro tra le nazioni europee è stato uno dei principali vantaggi economici dell’integrazione, ma ha anche reso difficile il mantenimento dei tassi di cambio fissi. A lungo termine, c’erano solo due scelte praticabili: lasciare fluttuare i tassi o adottare una moneta unica.

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