Ci sono molti punti in comune tra la decrescita e il movimento dei beni comuni digitali. Entrambi mettono in discussione il paradigma principale del consumo. I commons digitali promuovono la figura del “prosumer” (produttore-consumatore), un individuo che partecipa alla comunità online e consuma valore, ma produce anche valore. I prodotti e il valore non sono una merce, ma accessibili come servizi pubblici. In effetti, i beni comuni digitali realizzano la richiesta della decrescita di de-mercificazione. Inoltre, nei beni comuni digitali, c’è un accesso aperto al valore creato, che è universalmente accessibile (senza stabilire meccanismi di discriminazione diversi dalla connettività e dalla “visibilità” di Internet). Infine, la produzione o la creazione della risorsa comune non è guidata da motivazioni commerciali e contratti di lavoro, ma dall’impegno volontario. L’accesso al valore prodotto è separato dalla sua produzione. Alcuni settori del movimento dei beni comuni digitali hanno anche chiesto un reddito di base o promuovono le valute sociali online per ridurre la dipendenza dallo scambio monetario. I cittadini comuni del digitale, come i promotori della decrescita, criticano e resistono alla pubblicità.

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