Per quanto riguarda l’euro, la storia risale ai primi anni ’70 e al crollo di Bretton Woods. Tra il 1945 e il 1971, gli europei non dovevano preoccuparsi delle questioni valutarie intraeuropee. Il dollaro legato alla riserva d’oro di Fort Knox era l’ancora del sistema globale. Una volta che Nixon abbandonò il legame all’oro nell’agosto 1971, l’Europa dovette affrontare un problema. I tassi di cambio fluttuanti avrebbero interrotto le reti commerciali strettamente integrate che avevano unito l’Europa. D’altro canto, gli sforzi per creare una zona di stabilità del tasso di cambio fissando le valute europee l’una contro l’altra hanno riaperto la questione di base del potere. In un sistema monetario europeo, quale valuta sostituirà il dollaro come ancora, come “valuta chiave”? Le sollecitazioni avrebbero potuto essere gestibili se il movimento di capitali fosse stato limitato, limitando gli attacchi speculativi. Ma all’inizio degli anni ’80 le abitudini a ruota libera del settore degli eurodollari erano diventate la norma globale. Enormi ondate di denaro caldo tra le valute esercitavano un’estrema pressione sugli stati finanziariamente più fragili e conferivano un livello intollerabile di influenza alla banca centrale conservatrice tedesca. Dall’inizio degli anni ’70, la posizione anti-inflazionistica della Budesbank e la conseguente forza del marco tedesco hanno limitato non solo il governo della Germania a Bonn, ma anche i governi di tutto il resto d’Europa.

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