Da quando Nixon aveva sganciato il dollaro dall’oro, le valute del mondo erano fluttuate l’una contro l’altra senza un’ancora metallica. Solo la disciplina politica ha impedito la stampa illimitata di valuta. Contrariamente ad alcune paure, non c’è stata inflazione incontrollata. Ma con i prezzi in accelerazione verso aumenti annuali del 14 percento nel 1979, Volcker e la Fed decisero che era tempo di azionare i freni. Fu il momento in cui nacque il potere della Fed moderna. Il tasso di interesse era la sua arma. Come affermato dal cancelliere tedesco Helmut Schmidt, Volcker ha spinto i tassi di interesse reali (tassi di interesse adeguati all’inflazione) a livelli non visti “dalla nascita di Cristo”. Non ha esagerato. Nel giugno 1981 il tasso di prestito principale ha toccato il 21%. Il risultato è stato quello di inviare uno shock improvviso attraverso le economie americana e globale. Il dollaro è aumentato, così come la disoccupazione. L’inflazione è crollata dal 14,8 per cento nel marzo 1980 al 3 per cento entro il 1983. In Gran Bretagna fu la crisi con cui iniziò il governo Thatcher. In Germania avrebbe contribuito al disfacimento di Schmidt e alla sua sostituzione con il governo conservatore di Helmut Kohl.
Il governo socialista francese sotto il presidente François Mitterrand sarebbe stato costretto ad allinearsi nel 1983. Lo shock di Volcker ha posto le basi per ciò che Ben Bernanke avrebbe in seguito definito la grande moderazione. Esso pose fine non solo all’inflazione, ma a gran parte della base manifatturiera nelle economie occidentali, e con essa al potere contrattuale dei sindacati. Non sarebbero più stati in grado di aumentare i salari in linea con i prezzi. E c’era un’altra parte dell’economia politica del dopoguerra americana che non sopravvisse allo shock disinflazionistico degli anni ’80: il peculiare sistema di finanziamento delle abitazioni emerso dall’era del New Deal.

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